lunedì 9 gennaio 2017

Realtà o fantasia?


Spesso si guarda alla fantasia come a un universo staccato dal reale, una sorta di torre d’avorio isolata dall’edificio che racchiude la vera vita. In questo senso il termine fantasia equivale a illusione, finzione. Ma è davvero così?
  Seguiamo questa immagine e proviamo a spostare l’occhio dalla “torre” e a vedere cosa vi è costruito intorno. Si tratta di una fortezza, di un muro alto, fatto di grosse pietre rettangolari che  rappresenta il mondo così come lo percepiamo e viviamo a fior di pelle, seguendo la logica. Dentro questa fortezza proteggiamo la nostra dimora, quella in cui prospera il mondo segreto del nostro essere, quello che non si vede, la cui unica prerogativa è che c’è e che può essere scoperto solo da noi. Il mondo benedetto della vita concessaci in questa piccola porzione di universo. Ma le due costruzioni, quella del mondo esterno, visibile e fortificato, e quella del mondo nascosto, invisibile, sono davvero isolate e distanti?

  Se la nostra essenza ha al proprio interno la fantasia, noi non esistiamo? Ci siamo sotto forma di immagini pensiero che cambiano in continuazione, che produciamo e riproduciamo sotto forma di coscienza creativa. La verità del nostro mondo non è altro che una successione di visioni che proiettiamo all’esterno per condividerle con chi ci circonda.
  La fantasia, è risaputo, rende la realtà più accettabile e digeribile, un rifugio contro il malessere del quotidiano. Abbandonarvisi troppo rende alienati. Concedersene troppo poca, condanna alla sterilità e all’apatia. Perché?
  Perché la fantasia è il fabbricato intorno al quale la realtà è eretta. E’ il fulcro intorno a cui ruota tutto. E’ ciò che rende originale e imprevedibile ogni azione, ogni decisione. Una vita senza realtà non esisterebbe. Una vita senza fantasia sarebbe insensata, perché scollegata con lo spazio che ci appartiene: la nostra personale chiamata al mondo.
  Lo spazio della fantasia comprende l’insolito e l’irrazionale, difficilmente digeribile da una società iper-razionale e iper-connessa come quella in cui ci troviamo. Eppure il suo nucleo caldo fa capolino in continuazione nella nostra vita. A volte non vi diamo retta, a volte assume la forma di suggestioni e ammiccamenti usati a piene mani soprattutto in campo pubblicitario e cinematografico per condizionare i comportamenti delle persone. La fantasia fa leva sui desideri inappagati, sui bisogni primari di alimentare non solo il nostro corpo, ma soprattutto il nostro spirito. Sorride all’esigenza dell’uomo di scoprire nuovi universi, di sperimentare zone inesplorate e asseconda le nostre richieste di essere amati.
  La fantasia essendo il contenitore dei desideri anche inespressi è più a contatto con la nostra essenza. La realtà cosciente solitamente ci consente di osservare e valutare ciò che accade soltanto attraverso gli occhi della razionalità.
  Affacciarci in mondi dove prodigi accadono all’ordine del giorno, lasciare il posto alla sorpresa non ha mai fatto male a nessuno. Anzi lo stupore della fantasia apre il cuore e soprattutto la mente a nuove esperienze. E forse anche ad un’evoluzione personale.
  Il quotidiano è zeppo di faccende da sbrigare che ci impongono priorità. Solitamente consideriamo il tempo dedicato all’immaginazione come tempo perso e non ci concediamo un attimo per riflettere sul valore di questa evasione dall’ordinario.
  Aprire la porta alla fantasia, con la sua capacità di ricreare ciò che vediamo, percepiamo, conosciamo, e di accompagnarci alla scoperta di quello che è tutt’altro che scontato e banale, aiuta a darci le spiegazioni che servono alla nostra vita.
  Il ricorso all’immaginazione rivela come il cambiamento consista nella decisione di lasciare la presa sull’appiglio che non ci spetta. Se finiamo per fissarci troppo sulle nostre certezze, rischiamo di impaludarci. Se riusciamo a posare lo sguardo altrove, possiamo far emergere quello che non abbiamo ancora visto, affinare i sensi, riguadagnare vivacità e fiducia e rimettere in circolo la nostra energia e i nostri talenti.
  Quando si vive una situazione dolorosa, ci si focalizza sull’ostacolo perdendo d’occhio ciò che ci tiene in vita, ciò che vogliamo, cosa ci piace e cosa fa per noi. Si da importanza agli aspetti negativi del momento e non si coglie quello che ci rende diversi dal resto del mondo, quello che fa la differenza tra il continuare a stare male e il tornare a galla per ricominciare di nuovo un’esistenza inedita.
  La fantasia proviene dalla voce dello spirito che va a infrangere la concreta ragionevolezza del vivere quotidiano. Se ci si vuole credere, usare la fantasia è un po’ come una riemersione dopo un tuffo nel mare: ci spinge a respirare a pieni polmoni ogni attimo, perché finalmente ci permette di vedere di nuovo la luce del sole splendere.

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